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      E lo stesso discorso sarebbe da ripetere a maggior ragione per la volontà.
      Certamente le leggi psicologiche conosciute tendono ad escludere, per le ragioni accennate sopra a proposito dell'adattamento completo, che un tale stato possa avverarsi; ma, dato che potesse attuarsi, non ci sarebbe nessuna ragione per negare, in forza delle medesime leggi, l'eventualità se non della soppressione, di un oscuramento progressivo delle facoltà psichiche piú elevate. E allora si presenta subito la questione, se, ammessa pure soltanto la possibilità che a un tale stato si accompagnasse questo effetto, potrebbe una forma di esistenza siffatta apparire desiderabile sopra ogni altra.
     
      5. - Si potrebbe dire: Che importa l'oscuramento e anche la soppressione dell'intelligenza e della volontà, purché sparisca il dolore? E quando non vi siano altri bisogni e altri desideri che quelli appunto che trovano già una soddisfazione adeguata, ossia, quindi, non ci sia piú nemmeno la possibilità di rappresentarsi bisogni e beni diversi, non è una tal vita nel suo genere beata; anzi la sola beata perché è esclusa la capacità di provare altri bisogni?
      Ora che un tale stato possa, anzi debba apparire il piú desiderabile quando si supponga l'adattamento già raggiunto, è fuori di contestazione; ma qui si tratta di vedere se un tale stato possa essere preferibile per chi ne è fuori, e dovrebbe proporsi come scopo di raggiungerlo. Se, cioè, a chi esercita certe forme di attività possa parere desiderabile sopra ogni altro un tipo di vita, nel quale per avventura quelle attività fossero oscurate o soppresse.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87