E che perciò, mentre è vano andar cercando quale sia il fine ultimo, il quale non si trova mai, o si risolve in una pura espressione verbale, il fine che può valere come supremo si deve cercare non nell'uno o nell'altro degli scopi a cui si riconosca valore per sé, ma in un ordine di effetti, in un sistema di condizioni, dato che sia assegnabile, nel quale si possa riconoscere questo carattere appunto di condizione necessaria, non di alcuni, ma di tutti quei beni, ai quali si attribuisce valore per sé. E quindi il fine che può avere universalmente una desiderabilità superiore a ogni altro, non può consistere se non in un ordine generale e, si potrebbe dire, preliminare di condizioni, la cui attuazione apparisca necessaria perché sia possibile universalmente la ricerca ulteriore di quei beni. Non può essere cioè supremo nel senso di una gerarchia, della quale segni il culmine, né nel senso di una grandezza o quantità, di cui sia il massimo, ma nel senso della precedenza necessaria o della indispensabilità; per la quale venga a raccogliersi su di esso come in un unico foco la luce e il calore di desiderabilità che irraggia dai fini ai quali apre universalmente la via.
E perciò, ammesso che qualsivoglia fine umano abbia, come ha in realtà, per condizione la convivenza e la cooperazione sociale, il fine che può avere questo valore di precedenza necessaria sugli altri deve essere di necessità il raggiungimento o il mantenimento di certe condizioni di convivenza e di cooperazione sociale, cioè di una qualche forma di società. Ma perché ad una forma di società possa essere riconosciuto questo carattere universalmente, occorre che le condizioni della sua esistenza abbiano per tutti un valore potenzialmente uguale: ossia che nessuno dei fini, dei quali quella forma di cooperazione pone la possibilità e dai quali attinge il suo valore, sia, per dato e fatto delle esigenze di essa forma, precluso o impedito a nessuno dei componenti la società. O, in altri termini, sia qualsivoglia il fine che si suppone cercato, ciascuno trovi nelle condizioni proprie di quella forma sociale la medesima esteriore possibilità di rivolgere a quella ricerca l'attività propria, che vi trova qualsiasi altro22.
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