Perché, mentre suppone che gli individui seguano nella loro condotta una perfetta imparzialità subordinando alle esigenze della giustizia o dell'uguale libertà - fine prossimamente supremo - tutti gli altri fini generali e particolari, suppone poi, come proprie di una tale cooperazione di uomini giusti, condizioni che sono in tutto o in parte la negazione dell'imparzialità, e che non esisterebbero se lo stesso criterio dell'imparzialità fosse seguito nel costruire il tipo della società giusta.
È in questo senso che, accennando incidentalmente altrove all'Etica assoluta dello Spencer, notavo come un vizio di essa non un eccesso, ma piuttosto un difetto di astrazione; perché egli assume abusivamente come esigenze costanti e universali di ogni forma di cooperazione, e quindi anche del suo tipo ideale, le condizioni proprie di un certo momento storico; e pone come dati fondamentali di una cooperazione regolata dalla legge della uguale limitazione per tutti, delle condizioni che importano una limitazione disuguale.
Stando cosí le cose, il raggiungimento o l'approssimazione a un tale tipo di società, non può apparire come fine universalmente preferibile, né le norme che esprimono la condotta richiesta da quel tipo possono avere carattere di universale osservabilità sopra ogni altra. E ciò da un doppio punto di vista.
Agli individui delle classi sociali poste, per effetto di quella disuguale limitazione, in condizione di inferiorità, questa inferiorità che non è conseguenza della propria condotta, deve apparire una menomazione ingiusta dei diritti; agli individui delle classi sociali poste in condizioni di superiorità, questa superiorità, che parimenti non è conseguenza della propria condotta, deve apparire, se la coscienza si elevi a una imparzialità universale e coerente, una menomazione ingiusta dei doveri.
| |
Etica Spencer
|