Il che viene a dire che l'Etica pura fornisce all'Etica applicata il criterio per determinare le norme, e il valore che le giustifica.
16. - Ma non bisogna dimenticare che le norme, sia dell'Etica pura, sia dell'Etica applicata, hanno il valore che si assegna a loro, nella ipotesi fondamentale che si accetti come valido e fuori di contestazione il postulato della giustizia. Ossia hanno valore se si suppone che ogni "socio" riconosca che una forma di convivenza e di cooperazione nella quale ciascuno abbia, quanto alle limitazioni esterne, valore di fine a pari titolo di qualunque altro, è preferibile a una forma di cooperazione nella quale una parte dei "soci" abbia, per uno o piú rispetti, soltanto valore di mezzo e non di fine.
Quindi, è bensí vero che l'assunzione di quel postulato è la condizione necessaria all'universale riconoscimento della norma, e che perciò, se si pone come caratteristica della norma morale l'universalità, rinunciare a quello vuol dire rinunciare a questa; ma ciò non toglie che si debba affermare chiaramente e senza sottintesi che il sistema di norme per tal guisa stabilito ha, come qualunque altro sistema di norme, del quale si richieda una giustificazione, valore ipotetico; e che perciò questo valore è incontestabile solo in quanto si riconosce incontestabile il postulato.
Appare di qui che è vano e illusorio cercare la giustificazione di una norma morale nelle leggi naturali28. Perché ciò che giustifica una norma di condotta non è la naturalità, ma la desiderabilità dell'effetto contemplato; e le leggi naturali stesse possono apparire giuste od ingiuste secondoché si assumano come universalmente desiderabili o no i risultati, ai quali la conformità della condotta a quelle leggi conduce, o è creduta condurre.
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