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      È bensí vero che se non si supponesse la possibilità del consumo, cioè del godimento dei diversi beni che costituiscono la ricchezza, questa non avrebbe valore, e non avrebbe senso la produzione; ma l'oggetto a cui si volge l'attività produttrice e del quale si cercano le leggi, è la ricchezza, non il consumo.
      22 Il che non implica, occorre avvertirlo, una uguaglianza nei risultati ottenuti, o come si dice inesattamente, una "uguale distribuzione di felicità" la quale supporrebbe, insieme colla condizione notata, anche una uguaglianza di attitudini, di attività e di preferenze.
      23 Replies to Criticism on "The Data of Ethics" in "Mind", Jan, 1881, p. 93.
      24 Questo si riflette con tutta chiarezza nella pratica quando si tratta di rapporti semplici e sulla giustizia dei quali non cada dubbio; poniamo tra due commercianti onesti che abbiano relazioni d'affari e relazioni di amicizia. Dove gli scambi di cortesie che sono frutto della simpatia, non mutano di un ette i diritti e gli obblighi del dare e dell'avere; e se li mutano, oscurano e tingono d'altro colore i rapporti di simpatia.
      25 Nota il Loria che quando si grida contro la concorrenza come causa di una infinità di mali, si attribuisce alla concorrenza la produzione di effetti che nascono "dalla mancanza di concorrenza, cioè dal monopolio. Perché la concorrenza domina soltanto nel campo innocente della circolazione, e qui ha una influenza benefica. Mentre i mali lamentati nascono dalla distribuzione, e sono il risultato, anziché della concorrenza che qui non esiste, della mancanza di concorrenza fra lavoratori e capitalisti". La costituzione economica odierna, C. II, p. 175; cfr. anche p. 60 e passim.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





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