- Naturalmente quando si è foggiato un egoista su questo tipo, è facile dimostrare che si contraddice. Non è mai, in generale, molto difficile ritrovare in qualche cosa qualcos'altro che vi sia posto dentro prima.
Ma non vi può essere un egoista coerente? E come si dimostrerebbe che non vi può essere? Vediamo come dovrebbe essere; e se, essendo coerente, cesserebbe di essere egoista. Questa è manifestamente la tesi che si deve dimostrare per concludere alla irrazionalità dell'egoismo.
Egoista coerente è chi riconosce buono l'operare di ciascuno quando è dettato dal suo interesse maggiore, ossia buono per ciascuno il modo di operare che procura ad esso operante il maggior numero di vantaggi e il minor numero di danni; ossia, un egoista coerente è esso senza riguardi per gli altri, ma ammette e trova naturale e legittimo nello stesso tempo, che ciascun altro sia senza riguardi per lui. È pronto a sopraffare, potendo farlo senza danno, gli altri; ma non protesta se altri, potendo, sopraffà lui. - Dov'è qui la contraddizione?
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Si dirà che cosí facendo si riesce all'uno o all'altro di questi risultati: o alla limitazione reciproca degli egoismi per mezzo di norme di condotta che li renda compatibili, e abolisca lo spettro hobbesiano del «bellum omnium contra omnes»; o al riconoscimento del valore supremo, della forza come criterio ultimo della condotta.
Ora il primo risultato - si dirà - è la negazione dell'egoismo; l'egoismo, diventando ragionevole sbocca in un criterio diverso, anzi contrario: si fa legge, cioè diritto, cioè giustizia.
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