È perciò che proporsi il problema: Se ed entro quali limiti sia possibile determinare, indipendentemente dalla metafisica, una norma morale, equivale a porre quest'altro: Se si possa, all'infuori della metafisica, stabilire una norma della condotta che soddisfaccia a questa esigenza pratica. Il che non vuol dire che le costruzioni metafisiche non rispondano altresí a un bisogno intellettuale; come non vuol dire che cesserebbe in tal caso ogni ragione di essere dei problemi metafisici in ordine alla morale; vuol dire soltanto che a una tale norma potrebbe essere riconosciuto valore etico, all'infuori di questa o quella soluzione dommatica data ai problemi di natura metafisica.
È dunque questa esigenza pratica che bisogna esaminare. In che cosa consiste?
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Sotto quest'unico nome di esigenza pratica si comprendono in realtà due esigenze diverse che debbono essere ben distinte benché si confondano solitamente in una. Chiamo l'una esigenza giustificativa, l'altra esigenza esecutiva.
L'esigenza giustificativa è soddisfatta quando il fine, a cui è ordinata la norma, sia giudicato da tutti come il fine superiore per tutti a ogni altro fine, cioè tale che ciascuno debba riconoscere giusto per sé e per gli altri che sia anteposto a ogni altro; e quindi giusto che sia seguita la condotta corrispondente.
L'esigenza esecutiva è soddisfatta quando il motivo o i motivi, che inducono all'osservanza effettiva della norma, sono di tale natura ed efficacia da legittimare la presunzione che in ciascuno e in qualsivoglia circostanza possano essere anteposti a ogni altro ordine di motivi.
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