È facile avvertire la possibilità che l'una di queste esigenze sia soddisfatta senza che perciò sia soddisfatta l'altra. Una norma può essere riconosciuta giusta e tuttavia non esser voluta seguire, cosí come può essere seguita senza essere riconosciuta giusta. Donde anche la possibilità - almeno provvisoria - di considerarle a parte e distintamente.
Dimostrare, esaminando la natura della esigenza esecutiva in genere, e la forma speciale che assume nell'etica, la legittimità di distinguere le due esigenze e i problemi che rispettivamente le riguardano, è lo scopo di questo capitolo.
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L'esigenza esecutiva, come si vedrà piú innanzi, storicamente e sociologicamente precede l'altra; e la necessità di soddisfare ad essa si fa sentire prima che la necessità di soddisfare alla seconda. Ma io suppongo per ora che l'esigenza giustificativa sia soddisfatta e fuori di discussione, per esaminare da un punto di vista logico l'esigenza esecutiva senza preconcetti e preoccupazioni estranee.
Suppongo dunque possibile, anzi già data, nel seno di una società, la determinazione di un fine umano - poniamo la conservazione di un certo ordine sociale - tale, che tutti i membri della società debbano ragionevolmente riconoscere come il fine superiore per tutti a ogni altro fine; e suppongo che sia pure determinata la norma universale di condotta richiesta da quel fine; la quale sia perciò riconosciuta come la norma giusta per tutti.
È subito chiaro che in un caso soltanto questa condizione basterà a far riconoscere soddisfatta anche l'esigenza esecutiva: nel caso che tutti i componenti della società supposta siano uomini perfettamente giusti; che è quanto dire nel caso in cui il riconoscere la giustizia di un'azione basti (non importa per effetto di quali disposizioni psicologiche) a farla volere; o, in termini equivalenti, che l'aspirazione a quel fine costituisca sempre e per tutti il motivo piú forte.
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