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      Ma se questo è il procedimento logico, il procedimento reale storico è l'inverso; e in questo procedimento inverso, realmente seguito nella posizione e nella tentata soluzione dei problemi morali, sta (come si vedrà anche meglio nel capo seguente) la ragione della loro insolubilità.
     
     
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      Prima che sorgano dei problemi di morale si trova già formata e in atto una certa moralità; prima che in una società si inizi una speculazione morale qualsiasi, si trova già modellata nel suo seno una forma di condotta, che risponde nelle sue linee essenziali alle condizioni di esistenza di essa società.
      Rilevare quella precedenza e questa rispondenza è rilevare che l'esigenza la quale deve essere soddisfatta prima e che prima si impone è quella che abbiamo detto esecutiva.
      E perciò, se avviene che l'osservanza di quella forma di condotta si fondi sulla coscienza di un obbligo, e l'obbligo appaia il solo motivo universalmente valido di tale osservanza, la necessità che il precetto morale sia sentito universalmente come obbligatorio dovrà precedere nella realtà e nel giudizio la necessità che sia riconosciuto universalmente come giusto.
      Ora è un luogo comune dell'etica l'osservazione che i precetti Cosí detti negativi (di ciò che si deve non fare) sono piú antichi dei positivi (di ciò che si deve fare) e piú specificatamente formulati; e la coscienza dell'obbligo che si accompagna ai primi è piú generale, piú sicura e piú viva della coscienza dell'obbligo che si accompagna ai secondi.


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Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
pagine 61