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      In secondo luogo il dualismo tra tendenze favorevoli e tendenze avverse alla giustizia non può essere ammesso come necessario senza ammettere o la radicale immutabilità dell'uomo e della psiche umana, o almeno un limite, oltre il quale il dualismo non può essere superato. Ma l'esistenza di un tal limite non può essere stabilita né induttivamente né deduttivamente. Le diverse formazioni psichiche, che la storia e la sociologia descrittiva ci danno nei diversi tempi e luoghi, presentano, quanto al dualismo affermato, differenze cosí ampie e profonde che non è possibile stabilire per induzione, tra le due parti, in cui si pretende dividere la natura umana, nessun limite costante; il limite presentato in un caso non coincide con quello dell'altro; e ciascuno alla sua volta non può essere, come ognun sa, che una media, cioè una approssimazione spesso assai dubbia.
      E nemmeno è possibile stabilire un tal limite deduttivamente; perché le leggi conosciute della biologia, della psicologia e della sociologia, non danno se non la necessità generica, per l'esistenza dell'individuo e della società, di certe correlazioni fondamentali tra le funzioni biologiche e psichiche e l'ambiente, inorganico, organico e storico; e quindi per il caso nostro, tra le formazioni psichiche e le altre condizioni di esistenza individuale e sociale.
      Ma questo rapporto di interdipendenza non autorizza nessuna conclusione intorno alla necessità di quel limite. Se qualchecosa se ne può argomentare, è piuttosto l'affermazione contraria di una tendenza all'attenuarsi progressivo del conflitto tra le condizioni di esistenza interne e le esterne, e quindi anche tra gli stati psichici opposti.


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Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
pagine 61