Ciò che rende necessaria la condotta è ciò che la giustifica. Il resto sono esercizi inutili di dialettica stantía".
Ora io non nego che nel fatto della convivenza sociale bisogni cercare l'origine e la spiegazione della formazione etica; cosí come nella diversità delle esigenze concrete di questo o quel tipo sociale la spiegazione della diversità delle formazioni etiche speciali; nego che questa spiegazione sia una giustificazione sufficiente, o possa renderla inutile.
Aver coscienza della necessità naturale e storica di un determinato ordinamento sociale e della correlativa necessità naturale e storica della subordinazione dei singoli alle esigenze di esso ordinamento, non è aver coscienza della bontà, della giustizia, della eccellenza di quello: non è né approvare, né tanto meno desiderare quell'ordinamento come un fine direttamente o indirettamente preferibile a ogni altro fine; e finché questa preferibilità non è sentita, la subordinazione a quelle esigenze non è un volere, ma un subire.
Si dirà che alla coscienza della necessità dell'ordinamento presente si accompagna la coscienza che esso è una preparazione necessaria a una formazione sociale avvenire che riflette sulla presente la sua desiderabilità? Ed ecco che la ragione della bontà si trova non nelle condizioni che hanno modellata quella condotta, ma nel fine a cui serve o è creduta servire; ecco affacciarsi non ciò che è causa, ma ciò che è effetto; non il fatto, l'avvenuto, ma l'avvenire. E si ripresenta il problema: Perché, per quali ragioni, quella formazione futura avrà valore di fine?
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