Pagina (33/61)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Io non dico che neppure per questa via una soluzione sia possibile; dico che tenendo questa via si riconosce che il problema sussiste e richiede una soluzione; si riconosce che questa non si può dare finchè si guarda alla necessità di un effetto prodotto, e non alla desiderabilità di un effetto da produrre, cioè di un fine; finché si guarda indietro e non avanti. Senza avvenire non vi è finalità, e senza finalità non vi è giustificazione.
     
     
     * * *

     
      Se della giustificazione non si può fare a meno, è naturale che fino a quando essa è giudicata impossibile per altra via si riconosca la necessità di ricorrere a dati metafisici; i quali, si dice, debbono perciò, pur non potendo essere oggetto di dimostrazione e di certezza teoretica, essere accettati come postulati dell'esigenza pratica.
      Non v'ha dubbio che la soluzione metafisica d'un al di là, dove i virtuosi sono felici della loro virtù e per la loro virtù, soddisfa questa esigenza di una conciliazione finale.
      Ma pur appagandola urta contro altri scogli.
      O è ammessa soltanto in virtù dell'esigenza a cui soddisfa e allora, per tacer d'altro, nessuno sforzo dialettico può cancellare dalla coscienza il suo carattere di ipotesi arbitraria. O è accettata su altro fondamento come un dato della rivelazione, una verità di fede connessa con altri dati da cui viene il suo carattere di certezza, e allora altre difficoltà si presentano. Ciò che alla coscienza appare fine ultimo della condotta e ciò che la giustifica è un fine la cui relazione colla condotta non è naturale, ma soprannaturale; un fine che è al di fuori e al di sopra non solo della società, ma della vita finita.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
pagine 61