Pagina (39/61)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      È insomma un difetto di astrazione nel campo soggettivo dei concetti, corrispondente al difetto di astrazione nel campo oggettivo della realtà, e che suggella, per cosí dire, nella coscienza l'antitesi. Si considera come essenziale alla virtù non tanto la impersonalità o universalità del motivo, quanto il sacrifizio o la negazione di sé; onde l'assurdo che si tenda a considerare come buona un'azione se è fatta per altri, e meno buona, o moralmente indifferente se è fatta, nelle stesse condizioni e per lo stesso motivo, per sé. Cosí per correlazione, il bene individuale si identifica coll'egoismo, anche se consiste nella ricerca e nel conseguimento di un fine giusto; e non basta; ma il dar rilievo al sacrifizio nel concetto di azione buona rispetto alla società, porta a far spiccare l'idea del godimento esclusivo, egoistico nel concetto di azione buona nel rispetto individuale; raccogliendo tutti i beni dell'individuo come tale in un bene senza limiti di cui si fa il fine individuale per eccellenza. Come se i desideri e i sentimenti dell'individuo, ai quali è relativo il bene suo, fossero di necessità tutti e soltanto egoistici; e come se anche i fini egoistici non possano avere valore morale se sono apprezzati come mezzo a un fine ulteriore non egoistico. Oltre di che lo sforzo senza tregua doloroso, concepito come caratteristico della moralità, fa nascere l'idea illusoria e in contraddizione non solo colla realtà presente, ma colle leggi piú elementari della vita, di una felicità che consista in una quiete, in uno stato durevole di godimento completo e definitivo, che la virtù dia quasi il diritto di raggiungere; e raggiunto, non lasci piú nulla da desiderare e da operare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
pagine 61