Ma in tal caso che ne segue? Dato che valga la stessa massima per la condotta dei singoli e per quella della società e delle società, la direzione che ne risulta alla condotta dell'individuo (qui preme per ora considerare specialmente questa) è in tutto o in parte diversa da quella che sarebbe richiesta, se le esigenze della vita sociale non fossero contenute entro i confini segnati da quella medesima norma; cioè la condotta richiesta nel secondo caso è diversa da quella richiesta nel primo. Ne segue ancora, che se la condotta giusta è quella che è richiesta quando si supponga valere universalmente la stessa massima, ogni condotta diversa da questa non è la condotta giusta; e quindi la condotta che comunemente si pone come buona, determinandola in relazione a condizioni diverse da quelle che l'universalità della massima richiede, non è la condotta veramente buona e giusta.
Che significa tutto ciò se si traduce in termini piú chiari? Significa che se non è legittimo da questo punto di vista ideale che l'individuo consideri sé come fine e la società come mezzo, non è pure legittimo che la società, per il fatto solo che è società, ponga sé come fine, e l'individuo, o molti, o alcuni individui come mezzo; significa che se la vita dell'individuo deve essere un elemento nella vita del tutto, la vita del tutto deve costituire un ambiente favorevole allo svolgimento piú ampio della vita dei singoli; significa che se l'attività dei singoli deve essere ispirata da un motivo non egoistico, né altruistico, ma oggettivo e impersonale, cioè valido universalmente, o morale, deve apparire ispirata allo stesso motivo la condotta o l'azione della società. E importa chiarire il significato di questa espressione.
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