E perciò mi sono proposto un esame critico del procedimento tenuto e dei risultati a cui giunge, il quale si fondi su un'esposizione completa, senza alterazioni e sottintesi, di quello che è il genuino pensiero del filosofo inglese. Perché mi par di intendere che si sia venuto formando, almeno rispetto all'Etica, uno Spencer convenzionale, che differisce dallo Spencer com'è, nel modo stesso, fatte le debite proporzioni, che l'Aristotele tradizionale differiva dal vero Aristotele. Questo esame critico dimostrerà, spero, che le obiezioni mosse alla sua distinzione tra Etica assoluta ed Etica relativa toccano quella certa applicazione che del principio egli ha creduto di fare, ma non infirmano il principio, ossia la legittimità di una distinzione.
E potrà contribuire per qualche piccola parte a preparare una trattazione dell'Etica che soddisfaccia ad un tempo all'esigenza giustificativa ed all'esigenza scientifica.
1 È in questa esigenza interiore che si risolve il dovere puro, il dovere spoglio dalle sanzioni esterne; ma essa non sorge se non dopo l'esperienza della connessione costante esistente in fatto tra condotta tenuta giusta e condotta obbligatoria, e tra violazione dell'obbligo e sanzione. Argomento troppo noto e sul quale è superfluo aggiungere altre parole.
2 È moralmente utile che si misuri il merito delle decisioni e delle azioni dallo sforzo che in esse si dispiega; non perché lo sforzo sia caratteristico del valore morale della condotta, ma perché è caratteristico di ogni nuovo acquisto, cioè di ogni perfezionamento morale.
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