Ma è pur vero che sussistono altri valori, e sussistono le relazioni fra i valori; e ciò che è oggetto di valutazione morale, poniamo la sincerità, può essere apprezzato dal punto di vista dell'interesse conoscitivo od artistico o economico; e, per converso, ciò che è oggetto di valutazione edonistica o estetica o d'altro genere, la ricchezza, l'arte, la dottrina, può essere valutato anche come bene di ordine morale.
Ora: È possibile una conciliazione dei valori morali con gli altri valori e di questi fra di loro? E se non è possibile, quale è il criterio della loro graduazione e subordinazione?
Vi è, per rispetto alla natura delle relazioni o connessioni tra valori di diversa specie, qualche differenza caratteristica che distingue i valori morali dai valori non morali anche per il contenuto?
E vi è, segnata ancora dalla sfera delle relazioni condizionali o strumentali con valori di altro genere, una differenza che distingue, rispetto al contenuto, gli stessi valori morali fra di loro?
E non potrebbe questa considerazione giovare a intendere le incoerenze e i contrasti tra valutazioni diverse e anche opposte, che pure si presentano col medesimo carattere di valutazioni morali?
Cosí, dietro i tentativi illusori di cercare fuori e al di là dei valori morali il fondamento della valutazione morale e la ragione decisiva che ne giustifichi la supremazia, restano i problemi: della valutazione indiretta o rivalutazione condizionale o strumentale, di una graduazione delle diverse categorie di valori; e della possibilità della loro conciliazione.
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