Qui devesi por mente alle infrascritte regole. 1° Bisogna lasciar libero il fanciullo fino dalla sua prima età e in tutti i suoi movimenti (salvo in quelle occasioni in cui può farsi del male come, per esempio, se prendesse in mano uno strumento tagliente), a patto bensì di non impedire la libertà altrui, come quando grida, o manifesta il suo brio in modo troppo rumoroso e da recar disturbo agli altri. 2° Gli si deve mostrare ch'ei può conseguire i suoi fini, a patto bensì ch'egli permetta agli altri di conseguire i loro propri; ad esempio, non si farà niente di piacevole per lui s'ei non fa ciò che desideriamo, come d'imparare ciò che gli viene insegnato, e via dicendo. 3° Bisogna provargli che l'autorità, il costringimento a cui si sottopone, ha per fine d'insegnargli ad usar bene della sua libertà, che lo educhiamo ed istruiamo affinché possa un giorno esser libero, cioè fare a meno del soccorso altrui. Questo pensiero sorge assai tardi nella mente dei fanciulli, poichè non riflettono nei primi anni che dovranno un giorno provvedere da sè stessi al loro mantenimento. Credono che la cosa andrà sempre come nella casa paterna, cioè ch'essi avranno da mangiare e da bere senza darsene alcun pensiero. Ora senza questa idea, i fanciulli, segnatamente quelli dei ricchi ed i figli dei principi, restano per tutta la vita come gli abitanti di Otahiti. L'educazione pubblica ha qui manifestamente i più grandi vantaggi: vi s'impara a conoscere la misura delle proprie forze ed i limiti che c'impone il diritto altrui.
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Bisogna Bisogna Otahiti
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