Essa deve particolarmente esser rivolta alle facoltà superiori. Si coltiverà ad un tempo le inferiori, ma solo in ordine alle superiori, lo spirito (Witz), a mo' d'esempio, in ordine alla intelligenza. Regola principale si è questa: non coltivare separatamente alcuna facoltà per sè stessa, ma coltivare ciascuna di esse in ordine alle altre, come la immaginazione a profitto della intelligenza.
Le facoltà inferiori non hanno per sè stesse alcun valore. A che giova, per esempio, che un uomo abbia molta memoria, ma poco discernimento? Egli non è che un dizionario vivente. Questa specie di asini del Parnaso sono, d'altra parte, assai utili; imperocché, se non possono da sè stessi produrre niente di ragionevole, almeno recano de' materiali onde altri può far qualcosa di buono. - Lo spirito non fa che sciocchezze, quando non sia accompagnato dal giudizio. L'intelletto è destinato a conoscere il generale. Il giudizio applica il generale al particolare. La ragione è la facoltà di scorgere il nesso tra il generale e il particolare. Questa libera cultura prosegue il suo corso dall'infanzia dell'uomo fino a che cessa per lui ogni educazione. Per esempio, quando un giovane parla d'una regola generale, gli si può far citare dei casi tratti dalla Storia o dalla favola dove quella è nascosta, squarci di poeti dove si trova espressa, e così fornirgli occasione d'esercitare il suo ingegno, la sua memoria, e va dicendo.
La massima tantum scimus quantum memoria tenemus (tanto sappiamo quanto riteniamo a memoria) ha certo la sua verità, e quindi la cultura della memoria è necessarissima.
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