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      Elemento essenziale del carattere d'un fanciullo, e segnatamente d'uno scolare, è soprattutto l'obbedienza. Questa è di due sorte: prima, un'obbedienza alla volontà assoluta di chi dirige; seconda, un'obbedienza ad una volontà risguardata come ragionevole e buona. L'obbedienza può venire dal costringimento, dall'autorità, e allora è assoluta; o dalla fiducia, e in questo caso è volontaria. Importantissima è la seconda; ma anche la prima è assolutamente necessaria, perché questa prepara il fanciullo al rispetto delle leggi che dovrà più tardi osservare come cittadino, quand'anche non gli andassero a genio.
      Si deve dunque sottoporre i fanciulli ad una certa legge di necessità. Ma questa legge dev'essere universale, e bisogna averla sempre dinanzi alla mente nelle scuole. Il maestro non deve mostrare alcuna predilezione, alcuna preferenza per uno scolare tra molti: chè diversamente la legge cesserebbe d'essere universale. Quando il fanciullo vede che tutti gli altri non sono sottoposti alla medesima legge come lui, diviene ostinato.
      Si dice sempre che ogni cosa va presentata in modo tale ai fanciulli che la facciano per inclinazione. Il che in molti casi è certamente bene, ma parecchie cose vogliono esser loro prescritte come doveri. E ciò in progresso tornerà loro utilissimo per tutta la vita. Imperocché nei servizii pubblici, nelle funzioni unite alle cariche, ed in molti altri casi il dovere solo può guidarci e non la inclinazione. Ove supponessimo che il fanciullo non comprendesse il dovere, sarebbe sempre meglio di fornirgliene l'idea; e d'altra parte egli sa che ha doveri come fanciullo, quantunque veda più difficilmente d'averne come uomo.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96