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      La natura ha in qualche modo gettato là sopra il velo del segreto, come se là ci fosse qualcosa di meno decente per l'uomo e che per lui fosse un mero bisogno della vita animale. Essa ha cercato d'unirlo con ogni sorta di moralità possibile. Gli stessi popoli selvaggi conservano su questo punto una specie di pudore e di ritegno. I fanciulli curiosi fanno talvolta certe dimande su questa materia alle persone adulte, per esempio: Donde nascono i bambini? Ma possiamo contentarli facilmente o dando risposte insignificanti, o dicendo loro che la dimanda è proprio da bambini.
      Meccanico è lo svolgimento di queste tendenze nel giovinetto; e, come in tutti gl'istinti che si dispiegano in lui, non ha bisogno di conoscerne prima l'oggetto. È dunque impossibile di mantener qui il giovinetto nella ignoranza e nella innocenza che l'accompagna. Il silenzio non fa che aggravare il male. Una prova ci è fornita dall'educazione dei nostri antenati. Secondo l'educazione dell'età nostra, si ammette giustamente che di queste cose bisogna parlare al giovinetto senz'ambagi, in modo chiaro e preciso. Per fermo si tocca un tasto delicato, poiché non se ne fa volentieri soggetto di conversazione pubblica. Ma tutto sarà ben fatto se gli parliamo di ciò in modo serio e conveniente, e se penetriamo nelle sue inclinazioni.
      L'età dei tredici o dei quattordici anni è quella ordinariamente in cui la tendenza per il sesso dispiegasi ne' giovinetti (se avviene prima, vuol dire che i fanciulli sono stati corrotti e perduti da cattivi esempi). A quell'età il giudizio loro si è già formato, e la natura l'ha provvidamente preparato affinché possiamo allora discorrere di tal oggetto con essi.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96