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      Non v'è cosa che tanto fiacchi lo spirito e il corpo quanto la specie di voluttà che l'uomo consuma sopra sè stesso; non occorre dire ch'essa è contraria alla natura umana. E quindi non si deve più tener celata al giovinetto. Bisogna mostrargliela in tutto l'orrore suo, e dirgli che si rende così disadatto alla propagazione della specie, che rovina le sue forze fisiche, che si prepara una vecchiaia prematura, che consuma il suo spirito, e va dicendo.
      Per fuggire le tentazioni di questo genere bisogna stare occupati sempre, e non concedere al letto ed al sonno altre ore che le necessarie. A questo modo il giovinetto caccerà via dalla mente i pensieri cattivi; poiché, sebbene l'oggetto esista nella pura immaginazione, egli usa ancora la forza vitale. Quando la inclinazione si porta sull'altro sesso, almeno s'incontra sempre qualche resistenza; ma quando è rivolta sopra lo stesso individuo, può ad ogni momento essere appagata. Rovinoso è l'effetto fisico; ma le conseguenze morali sono ancor più funeste. Qui si varcano i confini della natura, e la tendenza non è mai sazia, perché non trova mai alcuna soddisfazione reale. Rispetto ai giovani, alcuni precettori han posto la quistione: Può ad un giovane permettersi di formare unione con una persona di sesso diverso? Se bisognasse scegliere uno di questi due partiti, il secondo sarebbe certamente migliore. Nel primo caso il giovane opererebbe contro natura; ma nel secondo, no. La natura l'ha destinato a diventare uomo, e quindi anche a propagare la specie umana, appena è in grado di proteggere sè stesso; ma i bisogni, ai quali deve necessariamente sottostare l'uomo nella società civile, non gli consentono di poter ancora allevare i suoi figli.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96