Con questi amici io dimentico per un momento l'abbiezione di quei rinnegati che nella loro gioventù si scalmanavano, sino a perdere il fiato, nel gridar: Libertà! Libertà! e che ora s'industriano a mescolare insieme le due arie della «Marsigliese» e di «Boje Tzara Khrani».(1)
L'ultimo lavoro di Kropotkin, le «Paroles d'un Révolté» era consacrato soprattutto a una critica infiammata della società borghese, così feroce ed insieme così corrotta, e faceva appello alle energie rivoluzionarie contro lo Stato e il regime capitalista. L'opera attuale, facendo seguito alle «Paroles», è intonata a un motivo più calmo. Egli si rivolge agli uomini di buona volontà, i quali desiderano di collaborare onestamente a trasformar la società, e loro espone a grandi linee le fasi della storia imminente che ci permetteranno di far sorgere la famiglia umana sulle rovine delle banche e degli Stati.
Il titolo del libro; La Conquista del Pane dev'essere inteso nel senso più largo, perchè «l'uomo non vive soltanto di pane». In un'epoca in cui i generosi e i forti tentano di trasformare il loro ideale di giustizia sociale in realtà vivente, la nostra ambizione non si limita a conquistare soltanto il pane, sia pure corroborato di vino e di sale. Bisogna conquistare ancora tutto ciò che è necessario o anche semplicemente utile a renderci la vita confortata e gradevole; bisogna che noi possiamo assicurare a tutti il pieno soddisfacimento dei bisogni e delle gioie della vita. Finchè noi non avremo fatto questa prima «conquista», finchè «vi saranno tra noi dei poveri», il voler dare il nome di «società» a questo insieme di esseri umani che si odiano e si distruggono a vicenda, come bestie feroci, rinchiuse in un'arena, non è che un'irrisione amara.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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