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      E siccome il cervello non vi si adatta di buona voglia, noi lo foggiamo sullo stampo del sofismo. Ipocrisia e sofismo diventano seconda natura dell'uomo civilizzato.
      Ma una società non può vivere così; essa deve ritornare alla verità, o sparire.
      Così il semplice fatto dell'accaparramento involge delle sue conseguenze tutto l'insieme della vita sociale. E le società umane son forzate, sotto pena di perdizione, a ritornare ai principii fondamentali, poichè i mezzi di produzione essendo l'opera collettiva dell'umanità, debbono ritornare alla collettività umana. L'appropriazione personale non è nè giusta nè utile. Tutto è di tutti poichè tutti ne hanno bisogno, poichè tutti hanno lavorato nella misura delle loro forze ed è materialmente impossibile di determinare la parte che spetta a ciascuno nell'attuale produzione delle ricchezze.
      Tutto è di tutti! Ecco degl'immensi meccanismi che il secolo decimonono ha creato; ecco dei milioni di schiavi di ferro che noi chiamiamo macchine, le quali piallano e segano, tessono e filano per noi, compongono e decompongono la materia prima, e producono le meraviglie dell'epoca nostra. Nessuno ha il diritto d'impadronirsi di una sola di queste macchine, e dire: «Essa è mia; per adoperarla voi mi pagherete un tributo su ciascuno dei vostri prodotti»; come nemmeno il signore del medio evo non aveva il diritto di dire al coltivatore: «Questa collina, questo prato mi appartengono, e voi mi pagherete un tributo per ogni covone di grano che mieterete, per ogni fascio di fieno che falcierete».


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282