Riconoscer questo, proclamarlo, e agire conseguentemente!
Fare in maniera che, sin dal primo giorno della Rivoluzione il lavoratore sappia che un'era nuova si schiude dinanzi a lui: che niuno ormai sarà costretto a coricarsi sotto i ponti, presso i palagi dei ricchi; a restar digiuno finchè vi saranno alimenti; a tremar di freddo vicino ai magazzini di pelliccie. Che tutto appartenga a tutti, in realtà come in principio, e che finalmente si produca nella storia una rivoluzione che si occupi dei «bisogni» del popolo, prima di fargli la lezione sui suoi «doveri».
E questo non si compierà per mezzo di decreti, ma unicamente coll'entrare in possesso, di tutto ciò che è necessario per assicurare la vita di tutti. Tale è la sola maniera di procedere veramente scientifica, la sola che sia compresa e desiderata dal popolo.
Prender possesso, in nome del popolo ribellatosi, dei depositi di grano, dei magazzini che rigurgitano di abiti, delle case abitabili. Nulla sciupare, organizzarsi subito per rioccupare i vuoti, far fronte a tutte le necessità, soddisfare tutti i bisogni, produrre, non più per dar guadagno a chicchessia, ma per far vivere e sviluppare la società.
Basta di quelle formule ambigue, quali il «diritto al lavoro», con la quale si è lusingato il popolo nel 1848 e si cerca ancora di lusingarlo! Abbiamo il coraggio di riconoscere che l'agiatezza, ormai possibile, deve realizzarsi ad ogni costo.
Quando, nel 1848, i lavoratori reclamavano il diritto al lavoro, si organizzavano dei laboratori nazionali o municipali, e si mandavano gli uomini a faticare in questi laboratori a ragione di quaranta soldi al giorno!
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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Rivoluzione
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