Rispondendo all'obbiezione precedente, noi abbiamo nello stesso tempo determinato i limiti dell'espropriazione.
L'espropriazione deve comprendere tutto ciò che permette a chicchesia - banchiere, industriale o coltivatore - di appropriarsi il lavoro altrui. La formula è semplice e comprensibile.
Noi non vogliamo spogliare ciascuno del suo soprabito; ma vogliamo restituire ai lavoratori «tutto» ciò che permette a chiunque siasi di sfruttarli: e noi faremo tutti i nostri sforzi perchè, pur non essendovi nessuno che manchi di nulla, non esista «un solo individuo» il quale sia costretto a vendere le proprie braccia per vivere insieme coi suoi figliuoli.
Ecco in qual modo noi intendiamo l'espropriazione!
III.
L'idea anarchica in generale, e quella dell'espropriazione in particolare, trovano maggiori simpatie che non si creda, fra gli uomini indipendenti di carattere, e fra quelli che non hanno l'ozio per loro ideale supremo. «Però, ci dicono spesso i nostri amici, badate di non spingervi troppo lontano! Giacchè l'umanità non si modifica in un giorno, non andate troppo presto coi vostri progetti di espropriazione e di anarchia! Rischierete di non far nulla di durevole!».
Ebbene, quel che noi temiamo, riguardo all'espropriazione, non è punto di andar troppo lungi. Noi temiamo, al contrario, che l'espropriazione si faccia su di una scala troppo piccola per essere duratura; che lo slancio rivoluzionario si arresti a mezza strada; che esso si esaurisca in mezze misure le quali non appagherebbero nessuno, e che, pure generando un formidabile scompiglio nella società e una sospensione delle sue funzioni, non avrebbero pur tuttavia abbastanza vita, seminerebbero il malcontento generale e apporterebbero fatalmente il trionfo della reazione.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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