La rivoluzione in Europa significa la sosta immediata delle manifatture, cioè milioni di lavoratori gettati sul lastrico colle loro famiglie.
E si tenterebbe di rimediare a questa situazione veramente terribile per mezzo di opifici nazionali, cioè con nuove industrie create d'un tratto, espressamente per dar lavoro ai disoccupati!
Egli è evidente, come già Proudhon aveva detto, che il menomo colpo portato contro la proprietà, trarrà con sè la disorganizzazione completa di tutto il regime basato sulle imprese private e sul salariato. La società stessa sarà costretta di prendere nelle sue mani la produzione nel suo insieme, e di riorganizzarla secondo i «bisogni dell'insieme della popolazione». Ma siccome questa riorganizzazione non è possibile in un giorno, e nemmeno in un mese; siccome essa richiederà un certo periodo di adattamento, durante il quale milioni di uomini saranno privi di mezzi di sussistenza, - che si farà allora?
In tali condizioni non vi è che una soluzione veramente pratica. Quella di conoscere l'immensità del compito che a noi s'impone, e, invece di tentar di riaccomodare una situazione che noi stessi avremo resa impossibile, - procedere alla riorganizzazione della produzione secondo i principii nuovi.
Per agir praticamente bisognerà dunque, secondo noi, che il popolo prenda immediato possesso di tutte le derrate che si trovano nelle località insorte; faccia l'inventario, e faccia in modo che, senza nulla sciupare, tutti profittino delle risorse accumulate, per traversare quel periodo di crisi.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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Europa Proudhon
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