Ciò che le pancie piene non comprendono, lo comprende il popolo, e l'ha sempre compreso. Ma anche l'uomo satollo, se verrà gettato sul lastrico, al contatto della massa, lo comprenderà anch'esso.
I teorici, - per i quali l'uniforme e la gamella del soldato son l'ultima parola della civiltà, - richiederanno senza dubbio che s'introduca subito la cucina nazionale ed il rancio. Mostreranno i vantaggi che si otterrebbero nell'economia del combustibile e delle derrate, se si stabilissero delle immense cucine, nelle quali ciascuno andasse a prendere la sua razione di brodo, di pane, di legumi.
Noi non contestiamo questi vantaggi. Noi sappiamo molto bene che l'umanità ha realizzato grandi economie di combustibile e di lavoro, rinunciando dapprima al mulino a mano e quindi al forno domestico, ove ciascuno faceva cuocere un tempo il proprio pane. Noi comprendiamo che sarebbe più economico di cuocere il brodo per cento famiglie insieme, che non di accendere cento fornelli separati. Noi sappiamo anche che vi sono mille maniere di cucinar le patate, ma che, cuocendone in una sola pentola per cento famiglie, non per questo sarebbero meno buone.
Noi comprendiamo infine che le varietà della cucina consistendo soprattutto nel carattere individuale del condimento per ogni donna di casa, la cottura in comune di un quintale di patate, non impedirebbe alle donne di casa di condirle ciascuna a suo modo. E noi sappiamo che si possono fare con del brodo grasso cento zuppe differenti, per cento gusti differenti.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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