Cosicchè egli serba soltanto per nove mesi di grano e vende il rimanente, perchè non vuole che la sua vacca sia venduta per quindici lire. Per vivere sino alla prossima raccolta, cioè tre mesi quando l'annata è stata buona, e sei mesi quando è stata cattiva, mescola alla sua farina della scorza di betulla, e del grano di atreplice, mentre che a Londra si assaporano i biscotti fatti col suo frumento.
Ma non appena la rivoluzione scoppierà, l'agricoltore russo serberà il suo pane per sè e per i suoi figliuoli. I contadini italiani e ungheresi faranno egualmente; speriamo che anche l'indiano approfitterà di questi buoni esempi, di cui trarranno profitto anche i lavoratori delle fattorie americane, a meno che questi possessi non siano già disorganizzati dalla crisi. Non si dovrà dunque contar più sulla quantità di grano e di granturco proveniente dall'estero.
Tutta la nostra civiltà borghese essendo basata sullo sfruttamento delle razze inferiori e de' paesi arretrati in fatto di industria, il primo beneficio della rivoluzione sarà quello di minacciar subito questa «civiltà» permettendo alle razze così dette inferiori di emanciparsi. Ma quest'immenso beneficio si manifesterà con una diminuzione certa e considerevole della esportazione di derrate affluenti verso le grandi città dell'Occidente.
Per l'interno è più difficile far previsioni sull'andamento degli affari.
Da una parte l'agricoltore profitterà certamente della Rivoluzione per sollevare la schiena curvata sul terreno. Invece di quattordici o sedici ore, quante oggi ne lavora, avrà ragione di non lavorarne che la metà, ciò che potrà cagionare come conseguenza l'abbassamento della produzione delle derrate principali, grano e carne.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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