Dimenticano che nella stessa Parigi il lavoratore soffoca in una soffitta, - egli, sua moglie, i suoi bambini, - mentre che dalla finestra contempla il palazzo del ricco. Dimenticano che intere generazioni periscono nei quartieri miserabili e ostruiti, per mancanza d'aria e di sole, e che il riparare a quest'ingiustizia dovrebbe essere il primo dovere della Rivoluzione.
Non soffermiamoci più a lungo su questi reclami interessati. Noi sappiamo che la disuguaglianza che realmente esisterà ancora tra Parigi e il villaggio, è di quelle che diminuiranno ogni giorno; il villaggio non mancherà di fornirsi di alloggi più salubri di quelli odierni, quando il contadino avrà cessato di essere la bestia da soma del fittaiuolo, del fabbricante, dell'usuraio, dello Stato. Per evitare un'ingiustizia temporanea e riparabile, si dovrebbe dunque mantenere un'ingiustizia che esiste da secoli?
Nemmeno le obbiezioni sedicenti pratiche hanno maggior valore.
«Ecco, ci si dirà, un povero diavolo a forza di privazioni, è arrivato ad acquistare una casa abbastanza grande per alloggiarvi colla sua famiglia. Vi è così felice! Lo gettere voi sulla strada?»
- Certamente no! Se la sua casa basta appena per alloggiarvi colla sua famiglia, che l'abiti, per bacco! che coltivi il giardino che ha sotto le sue finestre! I nostri ragazzi andranno, a prestargli un po' di aiuto. Ma se nella sua casa egli ha un appartamento che affitta ad un altro, il popolo andrà a trovar quest'altro, e gli dirà: «Sapete, amico, voi non dovete più nulla al vecchio padrone.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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