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      Ma sarebbe completamente irragionevole volergli affidare un'altra missione. Voler, per esempio, ch'egli utilizzi questo prodotto superiore del lavoro nell'interesse di tutta la società, sarebbe come domandargli della filantropia, della carità. Una intrapresa capitalista non può essere fondata sulla carità.
      Spetta alla società, ora, di generalizzare questa produttività superiore, limitata oggi ad alcune industrie soltanto, e di applicarla nell'interesse di tutti.
      Però è evidente che, per garantire a tutti il benessere, la società deve riprendere possesso di tutti i mezzi di produzione.
      Gli economisti ci ricorderanno senza dubbio - a loro piace il ricordarlo - il benessere relativo di una certa categoria di operai giovani, robusti, abili in certi rami speciali dell'industria. È sempre questa minoranza che ci s'indica con orgoglio. Ma questo benessere stesso - prerogativa di alcuni - è loro assicurato? Domani l'incuria, l'imprevidenza, o l'avidità dei loro padroni getteranno forse sul lastrico questi privilegiati; ed essi sconteranno allora con mesi ed anni di strettezze o di miseria, il periodo di agiatezza di cui avranno goduto. Quante industrie maggiori, (stoffe, ferro, zucchero, ecc.) senza parlare delle industrie effimere, abbiam visto noi arrestarsi e languire, a volta a volta, sia in seguito a speculazioni, sia per conseguenza degli spostamenti naturali del lavoro, sia infine per effetto della concorrenza, suscitata dagli stessi capitalisti! Tutte le industrie principali della tessitura e della meccanica sono passate recentemente per questa crisi; che dire poi di quelle, il cui carattere distintivo è la periodicità della sosta?


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282