Un cristiano, un asceta possono biasimare questi desideri di lusso; ma in realtà son precisamente queste bazzecole che rompono la monotonia dell'esistenza, che la rendono gradita.
Varrebbe la pena che si vivesse una vita seminata d'inevitabili dispiaceri, se mai, all'infuori del lavoro quotidiano, l'uomo non potesse procurarsi un solo piacere secondo i suoi gusti individuali?
Se noi vogliamo la Rivoluzione sociale, è certamente, in primo luogo, per assicurare il pane a tutti; per trasformare quest'odiosa società in cui vediamo ogni giorno lavoratori robusti andar colle braccia penzoloni, per mancanza di un padrone che voglia sfruttarli; donne e fanciulli errar la notte perchè privi di un ricovero; famiglie intiere ridotte a mangiar pane asciutto; fanciulli, uomini e donne morir per mancanza di cure, se non di alimento. E noi ci ribelliamo appunto per mettere un fine a queste iniquità.
Ma altra cosa noi aspettiamo pure dalla Rivoluzione. Noi vediamo che il lavoratore, costretto a lottar faticosamente per vivere, è ridotto a non poter mai gustare i sublimi godimenti - i più sublimi che siano accessibili all'uomo - della scienza e, soprattutto, della scoperta scientifica; dell'arte, e della creazione artistica. E la Rivoluzione deve garantire a ciascuno il pane quotidiano, appunto per assicurare a tutti queste gioie, riserbate oggi a un piccolo numero di privilegiati; per assicurare a tutti l'agio e la possibilità di sviluppare le proprie capacità intellettuali. Lo svago - dopo il pane - ecco lo scopo supremo.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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