Il lavoro salariato è un lavoro da servo: non può e non deve rendere tutto ciò che può rendere. E sarebbe tempo ormai di finirla con questa leggenda che fa del salario il migliore stimolo per il lavoro produttivo. Se l'industria frutta attualmente cento volte più che non al tempo dei nostri nonni, noi lo dobbiamo al risveglio improvviso delle scienze fisiche e chimiche verso la fine del secolo scorso; non all'organizzazione capitalistica, del lavoro salariato, ma «malgrado» quest'organizzazione.
III.
Coloro i quali hanno seriamente studiato la questione, non negano nessuno dei vantaggi del comunismo - a condizione, bene inteso, ch'esso sia perfettamento libero, cioè anarchico. - Essi riconoscono che il lavoro pagato in denaro, anche mascherato sotto il nome di «buoni di lavoro», in associazioni operaie governate dallo Stato, conserverebbe l'impronta del salariato e ne manterrebbe gl'inconvenienti. Essi constatano che l'intero sistema sociale non tarderebbe a soffrirne, quand'anche la società rientrasse in possesso degli strumenti di produzione. Ed essi ammettono che, grazie all'educazione integrale impartita a tutti i fanciulli, alle abitudini laboriose delle società civilizzate, con la libertà di scegliere e di variare le proprie occupazioni, e l'attrattiva del lavoro compiuto da eguali per il benessere di tutti, una società comunista non mancherebbe di produttori, e presto triplicherebbe e decuplerebbe la fecondità del suolo, e darebbe un nuovo slancio all'industria.
In questo dunque convengono i nostri contradditori: «ma il pericolo, essi dicono, verrà da questa minoranza di fannulloni che si ostineranno a non voler lavorare, malgrado le eccellenti condizioni che renderanno il lavoro gradevole, o che pure non vi apporteranno regolarità e spirito di ordine.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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Stato
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