E diciamo: «Abbasso i privilegi dell'educazione, e quelli della nascita»! Noi siamo anarchici appunto perchè questi privilegi ci esasperano.
Essi ci esasperano già in questa società autoritaria. Come potremmo dunque tollerarli in una società che s'iniziasse proclamando l'Eguaglianza?
Ecco perchè certi collettivisti, comprendendo l'impossibilità di mantener la scala dei salari in una società inspirata dal soffio della Rivoluzione, si affrettano a proclamare l'eguaglianza dei salari. Ma essi si urtano contro nuove difficoltà e la loro eguaglianza dei salari diventa un'utopia non meno irrealizzabile della scala degli altri collettivisti.
Una società che si sia impadronita di tutta la ricchezza sociale e che proclamati come «tutti» abbiano diritto a questa ricchezza, - non importa qual parte essi abbiano avuta antecedentemente nel crearla, - sarà costretta ad abbandonare ogni idea di salariato, tanto in moneta che in buoni di lavoro, sotto qualunque forma lo presenti.
IV.
«A ciascuno secondo la sua opera» dicono i collettivisti, o, in altri termini, secondo la sua parte di servigi resi alla società. E si raccomanda questo principio, come quello che dovrà essere messo in pratica non appena la Rivoluzione avrà messo in comune gli strumenti di lavoro e tutto ciò che necessita alla produzione!
Ebbene, se la Rivoluzione Sociale avesse la disgrazia di proclamar questo principio, significherebbe arrestar lo sviluppo dell'umanità; significherebbe abbandonare, senza risolverlo, l'immenso problema sociale che i secoli passati ci hanno proposto.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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Eguaglianza Rivoluzione Rivoluzione Rivoluzione Sociale
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