Avanzandosi verso l'Oriente l'industria ha fatto sosta in Germania. Trent'anni fa, la Germania era tributaria dell'Inghilterra e della Francia per la maggior parte dei prodotti della grande industria: ma così più non è ai nostri giorni. Durante gli ultimi venticinque anni, e sovrattutto dopo la guerra del 1871, la Germania ha completamente riformata tutta la sua industria. Le nuove officine sono corredate delle migliori macchine, e in esse si realizzano le più recenti creazioni dell'arte industriale, quali ne produce Manchester per le cotonine, o Lione per le seterie, ecc. Se a Lione o a Manchester sono occorse tre generazioni di lavoratori per trovare la macchina moderna, la Germania ha potuto adottarla ad un tratto con tutti i suoi perfezionamenti. Le scuole tecniche, atte ai bisogni dell'industria, forniscono alle manifatture un esercito di operai intelligenti, d'ingegneri pratici i quali sanno lavorare col cervello e col braccio. L'industria tedesca incomincia allo stesso punto preciso a cui Manchester e Lione son giunte dopo cinquant'anni di sforzi, di tentativi, d'incertezze.
Da ciò risulta che la Germania, potendo produrre in casa quanto si produce altrove, diminuisce d'anno in anno le sue importazioni dalla Francia e dall'Inghilterra, e già rivaleggia con esse per le esportazioni in Asia ed in Africa; non solo, ma fa loro la concorrenza sugli stessi mercati di Londra e di Parigi. Le persone che non vedono molto in là possono certamente gridare contro il trattato di Francoforte; possono spiegar la concorrenza tedesca attribuendola a piccole differenze di tariffe nelle strade ferrate.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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