La Scozia non raffina più gli zuccheri per la Russia, che invece ne esporta ora in Inghilterra; l'Italia, benchè non possieda nè ferro, nè carbon fossile in grande quantità, fabbrica da se stessa le sue corazzate e costruisce le macchine dei suoi bastimenti; l'industria chimica non è più monopolio dell'Inghilterra: dapertutto si fabbrica soda e acido solforico. Macchine d'ogni specie fabbricate nei dintorni di Zurigo, erano oggetto di ammirazione all'ultima esposizione universale; la Svizzera, che non ha ferro, nè carbone, - null'altro che delle eccellenti scuole tecniche, - fabbrica macchine migliori e a più buon mercato che non l'Inghilterra. Ecco quel che rimane della teoria degli scambi!
Così, per l'industria, come per tutto il resto, la tendenza, che s'impone è per il decentramento.
Ogni nazione trova utile di combinare in casa sua l'agricoltura con la maggior varietà possibile di officine e di manifatture. La specializzazione di cui gli economisti ci hanno parlato era buona per arricchire alcuni capitalisti: ma essa non ha alcuna ragione di essere, e si ritrae invece ogni vantaggio dacchè ogni paese, ogni bacino geografico, possa coltivare il suo grano e i suoi legumi, e fabbricare in casa sua tutti i prodotti manifatturati ch'esso consuma. Questa diversità è la migliore garanzia dello sviluppo completo della produzione per mezzo del mutuo concorso di ciascuno degli elementi di progresso: mentre che la specializzazione è la sosta del progresso stesso.
L'agricoltura non può prosperare che a lato dell'industria.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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