E dacchè una sola officina fa la sua apparizione, una varietà infinita di altre officine d'ogni specie, «debbono» elevarsi intorno ad essa, affinchè mutualmente sostenendosi, stimolandosi l'un l'altra con le loro invenzioni, insieme crescano e si sviluppino.
È una follia, infatti, esportar grano ed importare farine, esportar lana ed importare stoffa, esportar ferro ed importare macchine; non solamente perchè questi trasporti cagionano spese inutili, ma sovratutto perchè un paese, il quale non abbia un'industria sviluppata, rimane forzatamente indietro in fatto di agricoltura; perchè un paese che non possieda grandi officine per la lavorazione dell'acciaio, è nello stesso tempo in ritardo con tutte le altre industrie; perchè finalmente, un grande numero d'intelligenze industriali e tecniche non hanno modo d'impiegarsi.
Tutto si sorregge oggi vicendevolmente nel mondo della produzione. La coltivazione della terra non è più possibile senza macchine, senza potenti irrigazioni, senza strade ferrate, senza manifatture di concimi. E per aver queste macchine adatte alle condizioni locali, queste strade ferrate, questi apparecchi d'irrigazione, ecc., ecc., occorre che si sviluppi un certo spirito d'invenzione ed una certa abilità tecnica, che non possono nemmeno mostrarsi alla luce finchè la vanga o il vomero rimangono i soli strumenti di coltura.
Perchè il campo sia ben coltivato, perchè esso renda le prodigiose raccolte che l'uomo ha il diritto di domandargli, occorre che l'officina e la manifattura - molte officine e molte manifatture - fumino ai suoi lati.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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