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      Egli è evidente che la grande massa domanderà al suolo la sua alimentazione, quando i magazzini saranno esausti. Bisognerà coltivar la terra: combinare in Parigi stessa e nei dintorni la produzione agricola con la produzione industriale, abbandonare i mille piccoli mestieri di lusso, per provvedere alla cosa più urgente - il pane.
      I cittadini dovranno farsi agricoltori. Non alla maniera del contadino che sgobba sull'aratro per raccogliere appena di che nutrirsi nell'annata, ma seguendo i principi della coltura intensiva, ad orto, applicati in vaste proporzioni per mezzo delle migliori macchine che l'uomo abbia potuto inventare. Si coltiverà, ma non come le bestie da soma del Cantal, - e, del resto, l'artefice parigino vi si rifiuterebbe, - si riorganizzerà la coltivazione, non già in dieci anni, ma immediatamente, in mezzo alle lotte rivoluzionarie, pena il rischio di soccombere innanzi al nemico.
      Bisognerà far questo da esseri intelligenti, i quali si aiutano col loro sapere, e si organizzano in allegre squadre per un lavoro gradevole, come quelle che, cento anni fa, sterravano il Campo di Marte, a Parigi, per le feste della Federazione: - lavoro pieno di godimenti, quando non si prolunga oltremisura, quando esso è scientificamente organizzato, quando l'uomo migliora e inventa i suoi attrezzi, ed ha coscienza di essere un membro utile della comunità.
      Si coltiverà. Ma si dovranno anche produrre mille cose che abbiamo l'abitudine di domandare all'estero. E non dimentichiamo che, per gli abitanti del territorio insorto, l'estero sarà tutto il resto di mondo che non lo avrà seguito nella sua rivoluzione.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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