Si vedrà ciò che l'ammucchiamento di questa immensa varietà di mestieri, che si completano a vicenda su di un punto qualunque del globo, e lo spirito vivificatore di una rivoluzione possano fare per alimentare, vestire, alloggiare e colmare di tutto il lusso possibile due milioni di esseri intelligenti.
Non c'è bisogno di sbrigliare per questo una fantasia romantica. Ciò che già si conosce; ciò che è stato già esperimentato e riconosciuto come pratico, basterebbe per compierlo, a condizione che il soffio audace della Rivoluzione e dello slancio spontaneo delle masse lo fecondi e lo vivifichi.
L'AGRICOLTURA
I.
Si è di frequente rimproverato all'economia politica di estrarre tutte le sue deduzioni dal principio, indubbiamente falso, che l'unico movente atto a spingere l'uomo ad aumentar la sua forza di produzione è l'interesse personale, inteso in senso meschino e ristretto.
Il rimprovero è giustissimo: tanto giusto che le epoche delle maggiori scoperte industriali e dei veri progressi nell'industria, sono per l'appunto quelle in cui, sognandosi la felicità per tutti, si era meno preoccupati dell'arricchimento personale. I grandi indagatori e i grandi inventori miravano sovratutto all'emancipazione dell'umanità; ed ove i Watt, gli Stevenson, i Jaguard, ecc., avessero solamente potuto prevedere a quale miseria le loro veglie e le loro meditazioni trarrebbero il lavoratore, avrebbero probabilmente bruciato i loro piani, distrutto i loro modelli.
Un altro principio, non meno falso, inquina pure la economia politica, ed è l'accettazione tacita da parte di quasi tutti gli economisti, del concetto che, se in alcune materie v'ha spesso sovraproduzione, tuttavia una società non sarà mai fornita di prodotti sufficienti ai bisogni di tutti i suoi membri; e quindi non si arriverà mai a fare che taluno non abbia da vendere l'opera sua per un salario.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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Rivoluzione Watt Stevenson Jaguard
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