E pure gli ortolani di Parigi e di Rouen faticano tre volte più dei loro fratelli di Guernesey e d'Inghilterra per ottenere gli stessi risultati. Coll'applicazione dell'industria all'agricoltura, questi ultimi, oltre a «fare» il suolo, «fanno» anche il clima.
Infatti tutta la coltura orticola è basata su questi due principi:
1° - Seminare, sotto impannate, allevare le giovani piante in un terreno ubertoso, in uno spazio limitato, ove sia facile di curarle e quindi di trapiantarle, quando abbiano ben sviluppato le filamenta delle loro radici. Fare, infine, ciò che si pratica per gli animali: curarli mentre sono in tenera età.
2° - Per ottenere primizie, scaldare la terra e l'aria, coprendo le piante con impannate e campane di vetro, e producendo nel suolo un forte calore colla fermentazione del concime.
Trapiantamento e temperatura più alta di quella dell'aria, ecco l'essenza della coltivazione orticola, appena il suolo è «fatto» artificialmente.
Come l'abbiam visto, la prima di queste due condizioni fu già praticata e richiede solo qualche perfezionamento nei particolari. Per realizzare la seconda trattasi di riscaldar l'aria e la terra sostituendo il concime coll'acqua calda circolante in tubi di ferro fuso, sia nel suolo sotto le impannate, sia nell'interno delle serre calde.
Ciò che già fu messo in pratica. L'ortolano parigino chiede già al «termosifone» il calore che prima chiedeva al concime. E il giardiniere inglese costruisce la serra calda.
Una volta la serra calda era il lusso del ricco; era riservata alle piante esotiche o d'ornamento.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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