Ritenni, dunque, che un libro sull'aiuto reciproco considerato come una legge della natura e come fattore dell'evoluzione potrebbe colmare un'importante lacuna.
Quando l'Huxley pubblicò, nel 1888, il suo manifesto di lotta per la vita (Struggle for Existence and its Bearing upon Man), che secondo me, dava un'interpretazione molto errata dei fatti della natura, quali li vediamo nella sodaglia e nella foresta, mi misi in relazione con il direttore della rivista Nineteenth Century, domandandogli se volesse pubblicare una confutazione metodica delle opinioni di uno dei più eminenti darwinisti. Il signor James Knowles accettò questa proposta con la più viva simpatia. Ne parlai anche a W. Bates, il grande collaboratore di Darwin. «Sì, certamente; è là il vero darwinismo, - egli rispose. - Ciò che ànno fatto di Darwin è abominevole. Scrivete questi articoli, e quando verranno stampati, vi scriverò una lettera che potrete pubblicare». Disgraziatamente impiegai quasi sette anni a scrivere quegli articoli e, quando apparve l'ultimo, Bates era morto.
Dopo avere esaminato l'importanza dell'aiuto reciproco nelle diverse classi di animali, dovetti esaminare l'ufficio dello stesso fattore nell'evoluzione dell'uomo. Ciò era tanto più necessario in quanto un certo numero di evoluzionisti, che non potevano rifiutarsi di ammettere l'importanza dell'aiuto reciproco negli animali, rifiutavano, come à fatto Herbert Spencer, di ammetterlo nell'uomo. Nell'uomo primitivo, sostengono costoro, la guerra di ciascuno contro tutti era la legge della vita.
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