Le creature sono trattate molto bene e mandate al combattimento; nel quale le più forti, le più vivaci e le più astute sopravvivono per combattere un altro giorno. Lo spettatore non à nemmeno da abbassare il pollice, perchè non è dato alcun quartiere».
E, più avanti, nello stesso articolo, ci dice che, come fra gli animali, anche fra gli uomini primitivi, «i più deboli e i più stupidi erano schiacciati, mentre sopravvivevano i più resistenti e i più astuti, coloro che erano i più adatti a trionfare delle circostanze, ma non i migliori sotto altri rapporti. La vita era una perpetua lotta aperta, e, a parte i legami familiari, limitati e temporanei, la guerra di ciascuno contro tutti, della quale parla Hobbes, era lo stato normale dell'esistenza». (Nineteenth Century, febbr. 1888, pag. 165)».
Il lettore vedrà dai dati che gli saranno presentati nel resto di quest'opera, a qual punto questo modo di vedere la natura sia poco confermato dai fatti, in ciò che riguarda il mondo animale e l'uomo primitivo. Ma possiamo notare fin d'ora che il modo di vedere di Huxley aveva così poco diritto ad essere considerato come una conclusione scientifica, quanto la teoria contraria del Rousseau che non vedeva nella natura che amore, pace ed armonia, distrutti dall'avvento dell'uomo.
Basta, del resto, una passeggiata nella foresta, uno sguardo gettato su una qualsiasi società animale, od anche la lettura di una qualsiasi opera seria che tratti della vita animale (d'Orbigny, Audubon, Le Vaillant, o di chiunque altro), per portare il naturalista a tener conto del posto che occupa la sociabilità nella vita degli animali, per impedirgli, sia di non vedere nella natura che un campo di strage, sia per non scoprirvi che pace ed armonia.
| |
Hobbes Nineteenth Century Huxley Rousseau Orbigny Audubon Le Vaillant
|