Reso pazzo per la fame, trascura ben presto le sue consuete precauzioni; si precipita improvviso sulla massa vivente, ma assalito da ogni parte è di nuovo forzato a ritirarsi. Disperato si getta ancora sulle anitre selvatiche, ma questi uccelli intelligenti e socievoli, si uniscono rapidamente in gruppi e prendono il volo se il predatore è un'aquila, si tuffano nel lago, se è un falco; oppure sollevano una nube di spruzzi d'acqua e stordiscono l'assalitore, se è un nibbio.61 E mentre la vita continua a pullulare sul lago, il predatore fugge con grida di collera, e cerca se può trovare qualche carogna, o qualche giovane uccello, o un topo campagnuolo che non sia ancora abituato ad ubbidire a tempo agli avvisi dei suoi compagni. In presenza di questi tesori di vita esuberante il predatore idealmente armato è ridotto ad accontentarsi dei rifiuti.
Più lontano, verso il nord, negli arcipelaghi artici, «se si naviga lungo la costa per parecchie leghe si vedono tutte le scogliere, tutti i nascondigli dei pendii delle montagne, fino ad una altezza di duecento a cinquecento piedi, letteralmente coperti da uccelli di mare dei quali i petti bianchi risaltano sulle rocce oscure, come se queste fossero disseminate di macchie di gesso molto fitte. Vicino e lontano l'aria è, per così dire, piena di uccelli».62
Ciascuna di queste «montagne di uccelli» è un vivente esempio del mutuo appoggio, come della infinita varietà dei caratteri individuali e specifici che risultano dalla vita in società. L'ostrolega è citata per la sua disposizione ad assalire gli uccelli rapaci.
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