89 Il racconto di J. C. Wood a proposito di una donnola che accorse a sollevare ed a trasportare una compagna ferita gode di una popolarità ben meritata.90 È altrettanto della osservazione del capitano Stansbury durante il suo viaggio verso Utah (osservazione citata da Darwin); vide un pellicano cieco nutrito, e nutrito bene, da altri pellicani che gli portavano dei pesci da una distanza di quarantacinque chilometri.91 Più di una volta, durante il suo viaggio nella Bolivia e nel Perù, H. A. Wedell vide che quando un branco di vigogne era inseguito dappresso da dei cacciatori, i maschi più forti rimanevano indietro con lo scopo di proteggere la ritirata del branco. Quanto agli episodi di compassione per i compagni feriti, gli zoologi esploratori ne citano continuamente. Tali fatti sono del tutto naturali, essendo la compassione un risultato necessario della vita in società. La compassione prova pure un grado molto alto di generale intelligenza e di sensibilità. Essa è il primo passo verso lo svolgimento dei più alti sentimenti morali. È pure un fattore potente di ulteriore evoluzione.
Se i sunti che sono stati svolti nelle pagine precedenti sono giusti, s'impone una domanda necessaria: fino a qual punto questi fatti sono compatibili con la teoria della lotta per la vita, quale l'ànno esposta Darwin, Wallace e i loro discepoli? Voglio rispondere brevemente a questa domanda. Anzitutto non vi è naturalista che possa dubitare che l'idea di una lotta per la vita, estesa a tutta la natura organica, non sia la più grande generalizzazione del nostro secolo.
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