La lotta tra individui della medesima specie non è confermata, in questo paragrafo, da nessun esempio; è ammessa come un assioma; e la lotta tra le specie strettamente imparentate non è provata che da cinque esempi, di cui l'uno almeno (concernente due specie di tordi) sembra ora da porsi in dubbio.93 Ma quando cerchiamo maggiori particolari per stabilire fino a qual punto il decrescere d'una specie è stata prodotta dall'accrescimento di un'altra specie, Darwin con la sua buona fede abituale, ci dice: «Noi possiamo vagamente intravedere il perchè la competizione debba essere più implacabile tra le specie le quali occupano quasi la stessa area nella natura; ma probabilmente in nessun caso potremmo dire esattamente, perchè una specie trionfi, anzichè un'altra, nella grande battaglia della vita».
Quanto al Wallace, che cita gli stessi fatti sotto un titolo leggermente modificato: «La lotta per la vita tra gli animali e le piante strettamente imparentati è spesso delle più aspre», fa l'osservazione seguente (i corsivi sono miei) che dà tutt'altro aspetto ai fatti qui sopra citati:
«In certi casi, senza dubbio, vi à la vera guerra tra le due specie, la più forte uccidendo la più debole, ma questo non è in nessun modo necessario, e vi possono essere dei casi nei quali la specie più debole fisicamente trionferà per il suo potere di riproduzione più rapida, per la sua maggiore resistenza ai mutamenti del clima, o per la sua più grande abilità nello sfuggire ai comuni nemici».
In tali casi ciò che vien chiamata competizione può non essere affatto una vera competizione.
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Darwin Wallace
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