I nuovi venuti se ne andavano prima di raggiungere l'età in cui avrebbero potuto diventare dei concorrenti. È evidente che se tale è il corso delle cose fra gli uomini, deve essere ben peggio tra gli animali. Nel mondo degli uccelli la distruzione delle uova avviene in terribili proporzioni, a tal punto che le uova sono il principale nutrimento di diverse specie al principio dell'estate; e che cosa dire dei temporali, delle inondazioni che distruggono in America ed in Asia milioni di nidi, e dei subitanei cambiamenti di temperatura che uccidono in massa giovani mammiferi? Ogni uragano, ogni inondazione, ogni sbalzo della temperatura, ogni visita di topo ad un nido di uccelli, porta via questi concorrenti che sembrano, in teoria, così terribili.
Quanto ai fenomeni di moltiplicazione estremamente rapida di cavalli e di bestiame in America, di maiali e di conigli nella nuova Zelanda ed anche di animali selvaggi importati dall'Europa (in questa il loro accrescimento è limitato dall'uomo non dalla concorrenza), fatti che si citano per provare la sovrapopolazione, ci sembrano invece opposti a tale teoria. Se i cavalli ed il bestiame ànno potuto moltiplicarsi così rapidamente in America, ciò prova semplicemente che, nonostante il grande numero dei bisonti e di altri ruminanti che vi erano in altri tempi nel Nuovo Mondo, la popolazione erbivora era ancora al di sotto di quella che le praterie avrebbero potuto nutrire. Se milioni di nuovi venuti ànno trovato un nutrimento abbondante, senza perciò affamare la primitiva popolazione delle praterie, noi dobbiamo desumerne che gli Europei trovarono gli erbivori in troppo piccolo, non in troppo grande numero.
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