Tuttavia, agli argomenti che si sono già opposti alla teoria della degenerazione, si può aggiungere ciò che segue. Salvo qualche tribù che si annida sulle montagne meno accessibili, i «selvaggi» formano una specie di cinta che circonda le nazioni più o meno civilizzate, ed occupano le estremità dei nostri continenti delle quali la maggior parte presentano ancora o presentarono fino a poco tempo fa, i caratteri delle primitive epoche postglaciali. Tali sono gli Esquimesi ed i loro congeneri della Groenlandia, dell'America artica e del nord della Siberia, e nell'emisfero meridionale, gli Australiani, i Papuani, i Fuegini ed in parte i Boschimani; invece all'interno delle zone civilizzate di tali popoli primitivi non s'incontrano che nell'Himalaya, nelle montagne dell'Australia e nelle pianure del Brasile.
Occorre rammentare che l'età glaciale non ebbe fine tutto d'un colpo e nel medesimo tempo su tutta la superficie della terra. Essa dura ancora nella Groenlandia. Dunque in un'epoca nella quale i paesi del littorale dell'Oceano Indiano, del Mediterraneo o del golfo del Messico godevano già un clima più caldo e diventavano la sede di una civiltà più elevata, dei territori immensi in mezzo all'Europa, nella Siberia e nel nord d'America e nell'Australasia meridionale restavano nelle condizioni primitive dell'epoca post-glaciale, condizioni che li rendevano inaccessibili alle nazioni civili delle zone torride e sub-torride. Quei territori erano a tale epoca ciò che sono ora i terribili ourmans del nord-ovest della Siberia; e le loro popolazioni, inaccessibili e senza contatto con la civiltà, conservano i caratteri dell'uomo della primitiva epoca post-glaciale.
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