Miklukho-Maclay sbarcò sulla costa orientale della Nuova Guinea con un solo compagno; vi restò due anni tra le tribù, descritte come cannibali, e le lasciò con rimpianto; più tardi vi tornò per restare ancora un anno tra esse, e mai ebbe a lagnarsi per cattive maniere da parte loro. È vero che aveva per regola di non dire mai, sotto nessun pretesto, qualche cosa che non fosse affatto vera, nè di far mai una promessa che non potesse mantenere. Questa povera gente, che non sa nemmeno come fare del fuoco e lo conservano gelosamente nelle loro capanne per non lasciarlo estinguere, vive in un comunismo primitivo senza darsi dei capi. Nell'interno dei loro villaggi non accadono liti delle quali meriti parlare. Lavorano in comune appena quanto basta per il cibo di ogni giorno; e la sera s'abbigliano più elegantemente che possono e ballano. Come tutti i selvaggi amano molto la danza. Ogni villaggio à la sua barla o balai - «la lunga casa» o «la grande casa» - per gli uomini non ammogliati, per la riunione sociale e per la discussione degli affari comuni, il che è comune anche alla maggior parte degli abitanti delle isole dell'Oceano Pacifico, agli Esquimesi, ai Pellirosse, ecc. Gruppi interi di villaggi sono in relazioni amichevoli e si fanno visita reciprocamente in massa.
Disgraziatamente i conflitti non sono rari, non a causa della superpopolazione del paese, o di «un'aspra concorrenza», o di altre simili invenzioni di un secolo mercantile, ma principalmente a causa delle superstizioni.
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