Il fatto è che un selvaggio, allevato alle idee di solidarietà della tribù - per il bene come per il male - è incapace di comprendere un Europeo «morale», che non conosca nulla di questa solidarietà, proprio come la maggioranza degli Europei sono incapaci di conoscere il selvaggio. Ma se uno dei nostri sapienti avesse vissuto qualche tempo con una tribù mezzo affamata che spesso non possiede neppure il nutrimento per un solo uomo per gli otto giorni successivi, egli avrebbe probabilmente compreso i moventi dei selvaggi. Così pure se il selvaggio avesse soggiornato tra noi e avesse ricevuta la nostra educazione, forse comprenderebbe la nostra indifferenza europea verso i nostri vicini, e le nostre commissioni parlamentari per impedire lo sterminio dei fanciulli messi a balia. «Le case di pietra fanno i cuori di pietra», dicono i contadini russi. Occorrerebbe dapprima far vivere il selvaggio in una casa di pietra.
Le stesse osservazioni s'adattano ai cannibali. Se teniamo conto dei fatti che sono stati messi in luce durante una recente discussione su questo argomento alla Società Antroplogica di Parigi, come delle accessorie osservazioni sparse nelle opere che trattano dei «selvaggi», siamo costretti a riconoscere che questa usanza deve la sua origine alla stretta delle necessità. Più tardi fu accresciuta dalla superstizione e dalla religione, fino alle proporzioni spaventose che raggiunge nelle isole Fidji e nel Messico. È accertato che fino a questo giorno i selvaggi si vedono costretti a divorare dei cadaveri in stato di putrefazione molto avanzata141 ed in caso di assoluta carestia si sono dovuti dissotterrare cadaveri umani per sfamarsi, anche in tempo d'epidemia.
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