Ogni serie d'istituzioni, in parte ereditate dal periodo dei clans, sono sorte su questa base fondamentale, la proprietà in comune della terra, durante la lunga successione di secoli che occorsero per condurre i barbari sotto il dominio degli Stati ordinati secondo il sistema romano o bizantino. Il comune rurale non era unicamente un'unione per garantire a ciascuno una parte equa della terra comune; esso rappresentava pure una unione per la coltivazione della terra in comune, per il mutuo appoggio sotto tutte le forme possibili, per la protezione contro la violenza e per un accrescimento ulteriore del sapere, dei concetti morali come dei vincoli nazionali. Nessun mutamento nei costumi riguardo la giustizia, la difesa armata, l'educazione, o i rapporti economici, poteva essere fatto senza esser stato deciso dall'assemblea del villaggio, dalla tribù o dalla confederazione. Il comune, essendo una continuazione della gens, ereditò tutte le sue funzioni. Era una universitas, un mir - un mondo a sè.162
La caccia in comune, la pesca in comune e la coltivazione degli ortaggi e delle piantagioni di alberi fruttiferi erano regola per le antiche gentes. L'agricoltura in comune diventò regola nei comuni rurali dei barbari. È vero che ci sono poche testimonianze dirette su questo punto, e nella letteratura antica abbiamo i passi di Diodoro e di Giulio Cesare relativi agli abitanti delle isole Lipari (una tribù di Celtiberi) e agli Svevi. Ma non manchiamo di testimonianze indirette per provare che l'agricoltura in comune era praticata da certe tribù dei Teutoni, dei Franchi e da quella degli antichi Scozzesi, dagli Irlandesi e dai Galli.
| |
Stati Diodoro Giulio Cesare Lipari Celtiberi Svevi Teutoni Franchi Scozzesi Irlandesi Galli
|