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      169 Ciò è una specie di affermazione di antichi diritti comunali, che sembra mostrare come l'individualismo sfrenato sia contrario alla natura umana.
      Allorchè un viaggiatore europeo sbarca in qualche piccola isola del Pacifico e, vedendo a qualche distanza un gruppo di palme, s'incammina in quella direzione, è stupito di scoprire che i piccoli villaggi sono riuniti da strade selciate da grosse pietre, molto comode per i piedi nudi degl'indigeni e molto simili alle «vecchie strade» delle montagne svizzere. Strade simili furono tracciate dai «barbari» in tutta l'Europa; e occorre avere viaggiato nei paesi non civilizzati e poco popolosi, lontano dalle principali vie di comunicazione, per raffigurarsi bene l'enorme lavoro che deve essere stato compiuto dalle comunità barbare al fine di conquistare le immense foreste e le paludi che coprivano l'Europa or sono duemila anni. Isolate, famiglie deboli e senza utensili non sarebbero mai riuscite; la natura selvaggia avrebbe avuto il sopravvento. Solamente dei comuni rurali, lavorando in comune, potevano rendersi padroni delle foreste vergini, delle paludi impraticabili e delle steppe sconfinate. Le strade primitive, le chiatte per traversare i fiumi, i ponti di legno tolti nell'inverno e ricostruiti dopo le grandi piene, i recinti e le palizzate dei villaggi, i forti e le torricelle di cui il territorio era disseminato, tutto ciò fu opera dei comuni barbari. Ed allorquando un comune diventava troppo numeroso, un nuovo pollone si distaccava da esso.


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Il mutuo appoggio fattore dell'evoluzione
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria Internazionale di Avanguardia Bologna
1950 pagine 350

   





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